GOVINDA DAS AGHORI
Govinda Das Aghori (Jimmy Penzo - Chioggia 27/1/63), autore di questo sito, fin dall'adolescenza intraprende la ricerca spirituale. In Italia visita e approfondisce varie scuole e nel 1986 approda in India scoprendo i sadhu avadhut. Vive in diversi ashram sperimentando vari sadhana (percorsi spirituali) fino a quando nel 1989 arriva ad Omkareshwar ed incontra Baba Kishan Das Aghori. Affascinato dalla filosofia aghora diventa discepolo del Baba restando al suo ashram per diversi anni. Tornato in Italia ha lavorato come massaggiatore ayurvedico e maestro di yoga. Attualmente vive a Perugia, si è sposato e lavora in una comunità terapeutica riabilitativa nel settore della salute mentale. Il sito si propone di diffondere e far conoscere la cultura aghori troppo spesso fraintesa e stigmatizzata come una "setta" oscura.
Dipinto su vetro by Govinda Das
La ricerca di un guru è parte fondamentale della vita spirituale di ognuno, ecco perché ho vagabondato su questo pianeta alla ricerca di quella scintilla che accendesse il fuoco sacro che già era in me. Ecco perché ho attinto da varie fonti assetato di conoscenza. Devo dire però che i Nath e gli Aghori baba hanno sempre suscitato in me una forte attrazione, più di ogni altra realtà da me incontrata nel mio cammino spirituale. Nel mio vagabondare mi trovai un giorno ad Omkareshwar. Attirato lì dal Jyotir Lingam, dal fiume Narmada e dall'isola a forma di Om al centro del fiume. Provenivo da Hampi: in pace, in riva al fiume, tra meditazioni e digiuni, con i lunghi bhajan ed i profumati cilum vicino al fuoco con gli amici, tra le rocce lisce e variopinte e l’acqua che scorreva zampillante. Erano 7 mesi che non parlavo (mun) osservando uno dei sadhana che più mi hanno fatto conoscere l’animo umano, in quel silenzio ho imparato ad ascoltare gli altri, la Madre, me stesso. Appena arrivato ad Omkareshwar un amico Puri baba mi disse: “C’è un tuo fratello al centro dell’isola, andiamo a trovarlo!”. Annuii ed incuriosito ci incamminammo verso GoriSomnath Mandir, un complesso antichissimo in parte in rovina, vi si trova il lingam antico in pietra più grande dell’India. Il Mandir non era aperto al pubblico e tutt’intorno c’erano scavi archeologici. In quel luogo avevano fatto le loro austerità Parvati, i Pandava e molti tra i grandi saggi indiani e l’imponenza del Mandir a tre piani lo rimarcava. Quel luogo aveva un fascino indescrivibile, ogni poro della mia pelle avvertiva una specie di elettricità emanante dal tempio. Era situato esattamente al centro dell’isola, nel punto d’incontro delle tre linee che formano l’Om. Mi guardai intorno e vidi un piccolo ashram, il Puri baba mi disse che eravamo arrivati così ci avvicinammo per prendere il darshan, dopo un pranam rituale ci sedemmo vicino al dhuni. Kishan Das Aghori sorrideva e i nostri occhi si incontrarono per la prima volta. Ho provato varie volte a descrivere questo attimo senza mai riuscirci, le parole mi sembrano tutte limitate e limitanti, quell’incontro di sguardi comunicava un’enormità di cose ed allo stesso tempo andava oltre ogni comunicazione. Quel silenzio tra noi era un canto, quegli occhi benevolenti lasciavano intravedere antichi yantra, quei cuori si unirono e ci sentimmo un’unica cosa. Il mio amico dopo un po’ se ne andò ma io rimasi lì in silenzio, ascoltai l’essenza dell’Avadhut Gita esposta con semplicità da Kishan Das Aghori e il mio cuore volò alto come un falco, era ciò che aveva sempre detto la mia voce interiore, era ciò che già sapevo dal profondo e che non avevo mai saputo esprimere. Ricominciai a parlare e da quel giorno rimasi a fare lunghe discussioni con quel Baba Aghori che non ha mai voluto che lo chiamassi guru ma che più di ogni altro è stato un padre spirituale pieno d’amore. Molti sono stati i suoi preziosi insegnamenti che mi hanno fatto immergere nel magico mondo del tantra. Le giornate scorrevano lente e la maggior parte del tempo stavo seduto vicino al dhuni, solo ogni tanto qualche pellegrino e qualche devoto del Baba rompeva quell’atmosfera carica di significati. Dopo qualche mese ero ancora lì a fare il pujari al GoriSomnath Mandir tra i versi dei pavoni e le grida delle scimmie. Da quel posto il mio cuore non se ne andò mai più, come potevo andarmene! Govinda Das Aghori
GoriSomnath Mandir
Jai Ma Il mio incontro con la Madre by Govinda Das Aghori Vedo la Madre in tutto. La vedo nell’erba, nelle montagne, nell’acqua, in tutte le forme di vita, nell’universo, nei miei genitori, in mia moglie, nei miei figli, nelle mie sorelle e nei miei fratelli. A volte però la Madre si manifesta a noi in una forma personale: per darci la sua benedizione, per mostrarci una strada, per aiutarci in un momento di grande difficoltà, perché l’abbiamo stressata con le nostre infinite preghiere, perché vita dopo vita le abbiamo chiesto di apparire alla nostra presenza. Sono rare queste occasioni, sono preziosi regali che ci permettono di avere un rapporto personale con la divinità. Con umiltà vi vorrei raccontare il mio incontro con la grande Madre, ai molti sembrerà il frutto di un delirio ma per me è stato un punto di svolta nel mio percorso spirituale. Già da un po’ di tempo stavo con Kishan Das Aghori ad Omkareshwar nel suo piccolo ashram, studiavo gli yantra, le rappresentazioni grafiche del divino; studiavo i mantra ed il loro enorme potere; praticavo l’Aghora Sadhana sotto l’attenta supervisione di Kishan Das Aghori. Le giornate scorrevano ed ogni giorno mi arricchiva sempre di più. Sono sempre stato in buona salute durante i miei viaggi in India ma in quei giorni mi era venuta un’infezione ad una coscia che aveva prodotto una quantità smisurata di pus. Kishan Das, dopo avermi dato varie erbe medicamentose che nulla avevano potuto contro quella infezione, mi consigliò di farmi fare un’incisione all’ospedale di Indore e mi diede l’indirizzo di un suo devoto, un jainista, che abitava lì vicino e che mi avrebbe ospitato molto volentieri. Decisi così di partire per qualche giorno per Indore (circa tre ore di autobus da Omkareshwar) e di farmi curare all’ospedale. Tutto andò secondo i piani e dopo l’incisione praticata all’ospedale (avevo quasi mezzo kilo di pus) mi dissero di stare a riposo per qualche giorno così andai ospite dal devoto jainista del Baba. Tutti sanno quanto l’ospitalità è sacra in India ed il mio fratello Jain mi diede tutte le sue amorevoli cure per farmi superare quello che mi sembrava uno spiacevole imprevisto. Dopo qualche giorno di convalescenza insieme al devoto del Baba ed alla sua splendida famigliola, sempre con una leggera febbricola, decisi di tornare ad Omkareshwar. Per arrivare in cima all’isola a forma di Om, dove stava il dhuni (fuoco sacro) di Kishan Das Aghori, bisognava salire una antica e lunga scalinata. Ci arrivai in cima ma quella febbricola si trasformò in una febbre da cavallo ed appena arrivai all’ashram del Baba crollai, svenni proprio davanti al dhuni. Avevo la febbre a 42 e cominciavo a delirare, le persone intorno a me svanirono e nella mia mente risuonava solo: “Jai Ma, Jai Ma, Jai Ma!” . Per fortuna il Baba sapeva cosa fare in caso di febbre così alta e mi curò amorevolmente. Nel delirio della febbre ebbi un’unica visione: una ragazza magrolina, con un umile vestito grigio, con grandi occhi neri ed un dolce sorriso, mi portava dell’acqua su una ciotola ricavata da un cranio. Nel delirio bevvi quell’acqua e la ringraziai. Aveva un volto familiare ma non riuscivo a ricordare dove l’avevo già vista, nonostante le umili vesti la sua bellezza era incommensurabile ed emanava una lucente aura. Bevvi di nuovo dalla sua ciotola e la visione cominciò a svanire lasciando il posto al volto sorridente di Kishan Das Aghori. La febbre si era abbassata e mi sentivo molto meglio. Il Baba mi disse che avevo passato le ultime 48 ore incosciente, con la febbre altissima, delirando frasi incomprensibili. Raccontai subito al Baba la mia visione nei minimi particolari, lui annuì dicendo che Ma era venuta a trovarmi ed a salvarmi e che avrei dovuto ringraziare quella febbre perché attraverso essa ho potuto sperimentare una delle più sublimi delle esperienze: L’incontro con la Madre. Non capivo, quella ragazza era la Madre? O era solo un delirio di uno stupido febbricitante? Ritornai varie volte alla discussione sulla mia visione con Kishan Das Aghori ma lui non aveva dubbi quella ragazza era Durga Ma ed inoltre disse che una volta che la Madre ci viene a trovare non ci lascia più, resterà sempre con noi. Certo è che questa esperienza mi ha profondamente segnato, quel volto ha cambiato la mia visione del mondo, lo ritrovo in tutto, lo vedo nell’erba, nelle montagne, nell’acqua, in tutte le forme di vita, nell’universo, nei miei genitori, in mia moglie, nei miei figli, nelle mie sorelle e nei miei fratelli. Non mi lascia più. Jai Ma Govinda Das Aghori
Osservavo a lungo Baba Kishan Das Aghori, lo osservavo nei suoi piccoli gesti, quando stava immobile con quello sguardo lontano e infinito, quando fissava il fuoco sacro del dhuni, quando sorrideva come un bambino. Lo osservavo cercando di cogliere nei suoi gesti quella saggezza che ogni poro della sua pelle sembrava emanare. Osservavo i suoi modi raffinati e regali, come fosse il re del mondo. Ciò che mi colpiva in lui era come potesse convivere nello stesso momento il distacco tipico dei sadhu del suo lignaggio con lo sguardo amorevole di un padre. Lo osservavo mentre seguiva i miei gesti, come una madre che osserva i gesti del figlio, cogliendo gli errori, le distrazioni e le sbavature del mio agire ma sempre con sguardo compassionevole, pieno d’amore. Osservavo il suo osservare ogni piccola cosa, in silenzio, sempre in piena consapevolezza di tutto ciò che gli accadeva intorno, non gli sfuggiva nulla, sembrava contare i passi delle formiche e allo stesso tempo seguire il movimento delle nuvole.
Ascoltavo a lungo Baba Kishan Das Aghori, lo ascoltavo nella recitazione dei mantra, nella spiegazione della struttura degli Yantra e del loro corretto utilizzo, nelle storie epiche delle divinità e di come tutte fossero Uno, sabka malik ek. Ascoltavo con grande interesse gli aneddoti riguardanti il suo guru, Manohar Das Ji e degli intrecci che gli aghori hanno con le varie religioni presenti in India, di come in realtà un aghori non si identifichi con nessuna delle religioni ma allo stesso tempo le abbracci tutte. Lo ascoltavo nelle sue dissertazioni, nelle sue spiegazioni della realtà. Lo ascoltavo leggere il mio corpo e la mia mente, infallibile nel centrare sempre e sciogliere il nodo cruciale. Ascoltavo i suoi canti pieni di devozione, il suo stonare che suonava come un assolo jazz. Ma soprattutto ascoltavo i suoi silenzi colmi di una comunicazione che toccava livelli irraggiungibili da gesti o parole.
E pensare che quello che per me era un padre amorevole ai molti incuteva un misto tra paura, rispetto e venerazione. Molti coglievano solo aspetti marginali di quel mondo Aghori, vedendo solo la superficie o piccole parti di essa e mai addentrandosi in profondità per scoprire la semplice verità di quella realtà. Molti lo vedevano come una sorta di mago convinti che avrebbe esaudito ogni loro desiderio, che avrebbe risolto ogni più piccolo problema, che avrebbe alleviato ogni loro sofferenza, immersi nell’egoismo delle loro richieste. Lui sorrideva e dava a tutti la cenere del dhuni come rimedio per tutti i mali. In realtà molte di quelle persone non capivano il profondo significato di quel gesto, non erano coscienti dell’illusorietà dei loro piccoli problemi. Quella pura cenere bianca ha molti significati, è vibhuti. Il Fuoco Sacro brucia ogni cosa e ciò che rimane è solo cenere. Simboleggia l’essenza di tutte le cose di questo universo. Ci ricorda di come Shiva bruciò il Dio del Desiderio, Kama e lo ridusse in cenere con un solo sguardo del suo terzo occhio perché tentava di distoglierlo dalla meditazione. È un monito per distoglierci dai nostri desideri materiali che avvolgono lo spirito nell'illusione. Molti lo vedevano come un santo forse perché incapaci di cogliere la santità che ognuno di noi ha, forse perché incapaci di abbandonarsi alla propria santità lasciandola naturalmente sbocciare in sé. Alcuni lo vedevano addirittura come un demone malvagio soffermandosi solo sugli aspetti più coloriti della realtà degli aghori, schifati e impauriti dai crani umani appesi vicino al dhuni senza mai chiedersi il perché di quella simbologia. Se la rideva il Baba, se la rideva di tutto e di tutti e mi diceva che ci vuoi fare, questo è il samsara.
Quando il mio amato guru lasciò il corpo nel 2005 pensavo di provare una profonda sofferenza per l’enorme perdita, invece con mia grande sorpresa non fu così. Una sorte di gioia si impossessò del mio cuore, una beatitudine inaspettata che mi rese consapevole del fatto che questa persona, che aveva avuto un ruolo così importante nella mia vita, sarebbe stata sempre con me. La sua essenza era ancora più presente. Fu una scoperta meravigliosa! La Morte aveva trasformato quel corpo in una presenza ancora più viva. Govinda Das Aghori
Agosto 2014
Grandi cambiamenti a Omkareshwar: a causa della Kumbha Mela di Ujjain nel 2016. Il governo del Madya Pradesh ha deciso di rendere Omkareshwar "adatta ai turisti" distruggendo gli ashram :( Non è chiaro quale sarà il risultato finale, ma fin d'ora hanno distrutto con i bulldozer gran parte dell'Ashram e le case dei Baba e della gente locale. Nel nostro Ashram solo la stanza principale è sopravvissuta alla distruzione. Comunque possono tornare in qualsiasi momento e buttare giù il resto. L'Ashram Aghori era lì da molto tempo, come anche documentato dai video che ho postato su You Tube, e tutti i pellegrini che passavano si fermavano per un ristoro spirituale e per rendere omaggio al Baba. È veramente triste che un luogo di culto venga violentato in questo modo senza alcun ritegno.
Govinda Das
Marzo 2015
Nell'agosto del 2014 nell'isola di Omkareshwar sono state abbattute dal governo molte case illegalmente costruite ed insieme ad esse anche diversi Ashram tra cui tre stanze dell'Aghori Peeth, l’Ashram di Krishna Das Aghori. Il motivo? Allargare il Parikrama, un antico sentiero che fa il giro completo dell'Om tracciato dalle colline dell'isola. Il sentiero potrà così contenere più persone, le jeep potranno passare, e il tutto dovrebbe incentivare il turismo in occasione della Kumbh Mela che si terrà ad Ujjain nel 2016.
L'Ashram Aghori e lì da quarant’anni e per fortuna è stato riconosciuto dal governo. Purtroppo le tre piccole stanze che sono state abbattute dai bulldozer, sono proprio quelle che ogni tanto ospitavano pellegrini di passaggio.
Qui alcune foto delle stanze distrutte:
Passando lungo il Parikrama la sensazione è strana, sembra una scena di distruzione senza un reale senso, e la sirena che avverte che la diga, proprio di fronte all’isola, sta per rilasciare acqua rende il tutto ancora più spettrale e surreale. Prima si udivano i mantra dei vari Ashram sparsi qua e là uniti ai canti dei pavoni selvatici, che a quanto pare sono stati quasi tutti predati da quello strano animale che è l'uomo. Immagino quando potranno passare le jeep quale orribile concerto saremo in grado di ascoltare. Dal mio punto di vista è come se volessero far passare le automobili in piazza S. Marco a Venezia. L'isola di Omkareshwar ha una storia millenaria ed è uno dei luoghi più sacri dell'India. Tornare in quei luoghi, a me così cari, e osservare la poca valorizzazione di un sito così unico non mi ha lasciato una bella sensazione.
Govinda Das
Śrī Kishan Das Aghori 10° Punyatithi - 7 Marzo 2015
Pūjā e Havan - 5 Marzo 2015
Navaratri 2018
Musica da un non-musicista.
Un racconto di un Aghori
C’era una volta una signora che non aveva potuto avere alcun figlio ed era molto triste per questo. Aveva eseguito ogni Puja possibile, visitato ogni luogo sacro, ma ancora non aveva avuto figli. Un giorno passò in quel luogo un Aghori Baba, un sadhu che non ha alcun attaccamento in questo mondo, che ride del mondo. Aveva sentito parlare della storia di questa signora e aveva pensato che qualcosa dovesse essere fatto. Passeggiò due o tre volte davanti alla sua casa chiedendo del cibo, così la signora, che era una persona molto buona, lo invitò all'interno per dargli un buon pasto. L’Aghori Baba chiese perché lei fosse così triste e lei gli raccontò la sua storia. Disse che ogni astrologo che aveva consultato le aveva predetto che, in questa nascita, lei non avrebbe potuto avere figli, che questo è il suo destino. Il Destino non può essere cambiato. L’Aghori Baba allora disse: “Non preoccuparti avrai abbastanza bambini quando la prossima volta tornerò in questo villaggio!”. Lei era felice, ma non riusciva a crederci. Disse allora all’Aghori: "Come può essere? Non è nel mio destino!". E l’Aghori Baba replicò: “Io piscio sul destino!”. (quando non si ha alcun attaccamento come può il destino interessarci?) Egli le sorrise e se ne andò. Tornò al villaggio dopo 4 anni, e vide che c'erano 4 ragazzi per quella signora! Le sue parole erano diventate realtà (quando sei così sicuro su ciò che dici, le tue parole diventano realtà automaticamente, la profezia che si avvera).
C'era un sadhu in quel villaggio che pensava di essere un grande devoto di Shri Ram, e ne andava molto fiero. Credeva di essere lui il più grande devoto e vedeva tutti gli altri come degli sciocchi. Aveva sentito parlare della storia di questo Aghori e della signora, andò così a meditare e chiese a Shri Ram: "Quando ho chiesto di risolvere il problema di quella signora, Tu hai detto che non è nel suo destino, ma ora la signora ha 4 bambini. Quindi mi hai mentito?" Shri Ram disse: "No, non era nel suo destino!". Il sadhu chiese: "Allora come può cambiarlo quel sadhu Aghori?". Shri Ram disse: "Perché egli è un Aghori!". Il sadhu disse: "Ma sono io il tuo più grande devoto, come puoi farmi questo?". Shri Ramji sorrise e pensò di dare al sadhu una lezione. Improvvisamente, egli mise le mani al suo cuore e cominciò a piangere... "Ah... Ho bisogno di un cuore, presto! Portami un cuore... ah... ". Il sadhu era spaventato! Ma Shri Ram era in pericolo, doveva avere un cuore al più presto! Cominciò così a chiedere un cuore a tutti quelli che incontrava, pregò e pianse, evidenziando l’urgenza. Ma nessuno lo aiutò, alla fine stanco, si sedette vicino al Baba Aghori. Non disse nulla, ma l’Aghori chiese: "Così hai bisogno di un cuore per Shri Ram, giusto? Se tu sei il più grande devoto, perché chiedi a qualcun altro un cuore per Shri Ram? Perché non dare il tuo?" Dicendo questo l'Aghori si squarciò il petto, tirò fuori il suo cuore e lo diede al sadhu e si allontanò. Il sadhu capì che cosa voleva dire essere un vero devoto. Racconto popolare
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